In questi giorni sto leggendo l’ultimo libro di Alessandro Baricco, The Game.

Un saggio in cui ricostruisce le tappe di quella che lui stesso definisce “insurrezione digitale“, nata dalla controcultura californiana degli anni ’70 e distesasi fino ad oggi con l’invasione delle App.

Non voglio recensirtelo nè spoilerarti nulla, sia chiaro.

Questo passaggio però sì, voglio segnalartelo:

“Nel Novecento (…) in superficie, a galleggiarci sotto il naso, c’era il caos, o nel migliore dei casi l’infida rete delle percezioni superficiali. Il gioco consisteva nel superarle, opportunamente guidati da appositi maestri.

Attraverso un cammino di fatica, applicazione e pazienza, occorreva scendere in profondità dove, come in una piramide rovesciata, l’articolazione complessa del reale si sarebbe lentamente riassunta prima nella chiarezza di pochi elementi e poi nell’accecante epilogo di un’essenza vera e propria: là dove era custodito il senso autentico delle cose.

La complessità, sopra, il cuore utile del mondo, sotto.

La fatica, sopra. Il premio, sotto.

Capovolgetela. Cosa vedete?

L’iPhone, Amazon, Whatsapp, la prima pagina di Google, con tutto quel bianco e una ventina di parole per spiegare tutto.

Tutte punte dell’iceberg. Dietro c’è un sacco di complessità, ma l’essenza delle cose galleggia in superficie, la trovi al primo sguardo, la capisci in un attimo, la utilizzi immediatamente senza mediazioni”

The game of branding

Solo io l’ho trovato essere anche un bellissimo invito rivolto ai brand?

Un ulteriore incoraggiamento a capovolgere un certo modo – ahimè ancora dilagante – di rapportarsi con il proprio pubblico.

Un appello a scendere dal piedistallo, a schierare una semplicità dove “l’immensa complessità del reale risale in superficie lasciando dietro di sè qualsiasi scoria” che ne appesantisce il cuore essenziale.

Oggi il branding è ancora troppo spesso una combinazione arruffata di nomi, simboli, slogan e segni che parlano più della complessità del prodotto/servizio e dei processi che vi ruotano intorno, che della loro essenzialità.

L’insurrezione digitale di cui parla Baricco diventa allora un’esortazione a rovesciare il tuo iceberg.

E a liberare l’essenza del tuo brand, per farla salire sulla superficie vivibile del mondo.