Il bisogno di piacere a tutti è strettamente legato alla nostra autostima: se otteniamo ammirazione e consenso da chi ci circonda, ci sentiamo persone interessanti e degne di amore.
A volte, però, questo bisogno finisce con il diventare l’unico nostro obiettivo, che ci porta nel tempo a dimenticare chi siamo realmente.
É un rischio che corrono anche i brand: fingere e/o snaturarsi pur di ottenere apprezzamenti per il loro modo di essere e fare.
Pur di ottenere un like in più, un pollice all’insù spesso dato distrattamente in metro, sul bus o parlando con qualcun altro.
“Mi piaci” ma forse non so se davvero, però voglio dirti che esisto attraverso la mia opinione. Dall’altra parte, chi il like lo riceve vede aumentare la propria autostima e ha una conferma che quel post, quella foto, quel video è qualcosa che può incontrare il gusto degli altri.
Ma chi sono questi “altri”? Alcune persone, o tutti? Più o meno consciamente, si spera sempre la seconda.
Ego mio fatti capanna
Se vuoi piacere a tutti, rischi di diventare la star del tuo mondo, concentrando solo l’attenzione su te stesso, sul tuo modo di fare e vedere le cose.
Finendo con il perderti le novità, con il non catturare le intuizioni, con il non accorgerti di cosa le persone davvero pensano e sentono.
Piacere a tutti può voler dire solo alimentare il proprio ego, nulla di più.
È un bisogno, ma non si può piacere a tutti.
Cercare di ottenere il consenso di tutti è una strategia che alla lunga non paga.
Se vuoi farti valere per quello che davvero sai fare o che credi di sapere fare, devi pensare solo al pubblico che condivide i tuoi valori e comportamenti: le tue buyer persona.
Sembra banale, eppure è così: se per te – o per il tuo brand – diventano importanti il parere e le esigenze di tutti [persone con idee, convinzioni, modi di fare e di crescere differenti], sotto sotto non sarà importante il parere di nessuno.
Almeno non per l’opinione in sé, ma solo per il fatto di piacere e compiacerti.
Facendoti privilegiare la forma e trascurare la sostanza.